LA RINASCITA ECONOMICA DELL’OCCIDENTE
1LA CRISI DELL'ECONOMIA DELL'IMPERO ROMANO
L'impero romano conobbe il suo massimo sviluppo nel II secolo. Le cause principali del benessere e della prosperità economica furono tre:
- la pace e la stabilità politica (permisero la costruzione di infrastrutture);
- rete di comunicazione (via terra e via mare favorirono gli scambi commerciali tra Roma e le province e ne fece il centro del mondo civile);
- l'unità amministrativa dell'impero (gestito dalla burocrazia che contribuì a estendere la lingua, il diritto, la moneta da Roma a tutto il territorio imperiale).
Quella romana era un'economia monetaria che, a differenza dell'economia naturale, conosce l'uso del denaro. Il centro di questo sistema economico erano le
città. L'afflusso dei prigionieri condizionò il mercato degli schiavi. La mancanza di un'ampia disponibilità di manodopera servile. L'economia romana fu rovinata dalle guerre e dall'instabilità politica. Le invasioni barbariche iniziarono nel V secolo e portarono:
- l'aumento continuo delle tasse (per sostenere le spese militari che causarono un impoverimento generalizzato);
- lo scarseggiare e l'aumento del costo dei prodotti agricoli (a causa delle guerre e delle devastazioni dei campi);
- la crisi dell'artigianato (i consumi del lusso diminuirono);
- crollo del commercio (determinata dalle guerre civili e le incursioni dei barbari che portarono a una generale insicurezza e alla rovina della rete stradale romana).
Le difficoltà dell'impero determinarono la separazione tra la sua parte orientale e quella occidentale. Nel VI secolo, mentre l'impero bizantino d'oriente conosceva con Giustiniano il momento di maggior splendore, quello d'occidente si avviava verso la rovina. il momento più duro si ebbe dal VI all'VIII, quando si verificarono.
- la crisi demografica,
- l'abbandono delle città (erano state il centro della vita economica),
- la regressione a un'economia naturale,
- la crisi dell'agricultura.
2 IL SISTEMA CURTENSE
La crisi impose la riorganizzazione della vita economica, che divenne:
- locale (per l'arresto dei traffici),
- agraria (la terra diventò quasi l'unica fonte di ricchezza)
- differenziata (ogni comunità ricercò l'autosufficienza).
Di conseguenza in occidente si affermò una nuova organizzazione produttiva: il sistema curtense.
Durante l'alto medioevo (dalla caduta dell'impero romano fino all'anno mille) la
terra venne divisa in curtes che appartenevano a un dominus (re chiesa o signore locale). Quest'ultimi erano divisi in possedimenti, dette curtis, anch'esse divisi in:
- pars dominica (riservata al padrone e da lui gestita attraverso il lavoro dei suoi servi).
- pars massaricia (divisa in mansi di due tipi: ingenvili affidati ai contadini liberi; servili affidati a servi che godevano di una certa autonomia).
In cambio dell'uso del terreno, i servi e i contadini liberi dovevano:
- versare parte del loro raccolto,
- lavorare i terreni della pars dominica prestando giorni detti corvees,
- pagare diversi tributi in natura o in denaro.
3 LA RINASCITA. LO SVILUPPO AGRICOLO E DEMOGRAFICO
La rinascita dell'occidente si ebbe tra il XI e il XIII secolo in Europa. La crescita demografica ed economica si stimolarono:
- migliorò il clima per l'agricoltura,
- cessarono le invasioni,
- vennero creati nuovi strumenti di lavorazione che permisero l'aumento della produzione e venne introdotta la rotazione triennale,
- vennero dissodate e bonificate nuove terre,
- la popolazione raddoppiò tra il X e il XIII secolo.
Si diffuse il collare rigido per il bestiame che rese più efficace l'introduzione dell'aratro pesante dotato di ruote. Quest'ultimo aveva un vomere (lama per fendere la terra), un coltro (lama davanti al vomere per incidere) e un versoio (rovesciava la zolla). Si diffuse inoltre l'uso del ferro, il mulino ad acqua e a vento. Il perfezionamento delle tecniche determinò la diminuzione della pars dominica.
La società fu divisa in ordini (insieme di individui che godevano degli stessi diritti):
- clero (pregava),
- cavalieri, ovvero la nobiltà (combattevano),
- lavoratori (garantivano a tutti i mezzi di sostentamento).
4 LA RINASCITA DEI COMMERCI
L'accrescita produttiva agricola consentì delle eccedenze stimolando il commercio dei prodotti agricoli. Nello stesso periodo vennero organizzate delle fiere (grandi mercati che si tenevano una o due volte all'anno) e gli scambi oltre ai prodotti locali si estesero. La ripresa dei commerci fu favorita dal miglioramento delle vie di comunicazione, grazie alla navigazione e la introduzione della bussola e del timone.
I commerci erano sviluppati intorno a due aree. Mediterraneo e Europa del nord:
- i prodotti orientali venivano portati dai mercanti italiani nel resto dell'Europa,
- la zona delle fiandre divenne famosa per la produzione di tessuti,
- nacque la lega anseatica (unione di mercanti di alcune città tedesche.
L'intensificarsi dei commerci favorì la ripresa della circolazione della moneta:
- le famiglie più ricche fecero sfruttare i patrimoni monetari,
- si svilupparono le tecniche di trasferimento e di scambio del denaro (nacquero le lettere di cambio, da qui ne deriva la cambiale che era una promessa di pagamento a scadenza, e l'introduzione della girata: la lettera di cambio poteva avere più di un destinatario. Le famiglie potevano prestare denaro a interesse ma dalla chiesa era considerato usura; il patrimonio era gestito prevalentemente da ebrei. I cristiani ricchi cercavano di partecipare ai traffici dei mercanti con il sistema della commenda e infine si dividevano i profitti. Altri fondarono delle compagnie, che in alcuni casi diedero vita alle banche. Si ponevano così le basi dell’economia di mercato in cui tutti potevano vendere e comprare merci e servizi. Essa presuppone un’economia monetaria, un adeguato sistema di comunicazioni, l’eliminazione di tutti i vincoli feudali (come la servitù della gleba) che imbrigliano il mercato. Queste condizioni si sarebbero realizzate compiutamente solo nel XIX secolo.
5LA RINASCITA DELLE CITTA’
Le città che nell’alto medioevo erano decadute, rinacquero grazie ai commerci che interessarono soprattutto gran parte dell’Europa, questo fenomeno viene definito rinascita urbana. In queste città vi si trasferirono i signori feudali e contadini. Nacque una nuova classe sociale, la borghesia, una classe intermedia tra aristocrazia e ceti popolari, formata da artigiani, mercanti, banchieri, medici, avvocati, notai accomunati dall’impegno nel mondo economico attraverso l’iniziativa individuale. Gli artigiani svolgevano le loro attività nelle botteghe; essi erano organizzati nelle Arti (o Corporazioni), associazioni di mestiere che raccoglievano tutti coloro che svolgevano le medesime attività. Queste associazioni:
- potevano impedire di aprire bottega a chi non faceva parte della corporazione,
- imponevano standard qualitativi sui prodotti finiti,
- impedivano che vi fosse una concorrenza ritenuta illecita tra i vari membri.
Le arti si dividevano in:
- maggiori (raccoglievano notai e banchieri),
- minori (meno stimate socialmente e più povere, raccoglievano fornai, calzolai e fabbri).
Dopo il mille le scuole, gestite dal clero per l’istruzione degli ecclesiastici, iniziarono a essere frequentate dalla borghesia, che aveva necessità di istruirsi per gestire meglio le proprie attività economiche. In alcune città nacquero libere associazioni di studenti e insegnanti: le “universitas studiorum”.
LA CRISI DEL TRECENTO
1LA CRISI DEMOGRAFICA
La popolazione europea in tre secoli (dal mille al trecento) raddoppiò. Poi iniziò una crisi demografica causata da:
- carestie (da quella del 1315-17 ebbero cadenza decennale; la carestia innescava un circolo vizioso: la fame mieteva vittime, la manodopera si riduceva e i raccolti diminuivano);
- guerre (fecero molte vittime e devastarono le compagnie);
- epidemia di peste.
Tra il 1346 e il 1351 una pandemia di peste uccise quasi 1/3 della popolazione europea. Quest’ultime si presentarono tra il trecento e il seicento ogni otto anni circa, rendendo faticosa la ripresa demografica.
La peste si può presentare in tre modi:
- bubbonica (quando la malattia si manifesta con tumefazioni, note come bubboni);
- polmonare (quando sono interessati i polmoni);
- setticemica ( quando si manifesta con emorragie cutanee che danno luogo a chiazze nere).
In genere, quando si ha la peste, si soffre di febbre alta, e emicranie e deliri; entro
24 ora giunge la morte. Nel trecento si diffusero la peste bubbonica e setticemica. La peste è provocata da un bacillo che si sviluppa nei ratti comuni, infatti gli infettati erano principalmente viandanti, poveri e mercanti.
Gli uomini medievali ritenevano che un flagello così terribile fosse la manifestazione della collera divina. La medicina si interrogava invece, alla ricerca di soluzioni per la peste; consiglio unanime era quello di tenersi lontano dall’appestato.
La popolazione in cerca di capri espiatori si rivolsero contro gli ebrei, emarginandoli e furono accusati di diffondere il contagio e molti morirono nei pogrom. Gli ebrei ritenevano che la collera divina era da attribuirsi agli uomini e per questo punivano loro stessi fustigandosi per ottenere il perdono di Dio e invitavano la popolazione a seguirli. Quest’ultimi erano detti flagellanti. All’origine delle persecuzioni antisemitiche vi erano diverse cause:
- il divieto di esercitare numerose professioni obbligava gli ebrei a svolgere attività invise alla popolazione, come l’usura,
- i commercianti ne temevano l’abilità come concorrenti,
- la tradizione cristiana gli indicava come assassini di Cristo.
Tuttavia papa Clemente VI nel 1348 si pronuncia contro i pogrom.
2 L’ECONOMIA NELLA CRISI
La diminuzione della popolazione ebbe pesanti conseguenze sull’economia europea. Accanto alla crisi, però si registrarono anche fenomeni di ristrutturazione dei settori economici.
Il vecchio sistema di conduzione delle aziende agricole andò in crisi perché:
- diminuì la richiesta di granaglie, calarono i prezzi e le colture divennero poco redditizie;
- il crollo demografico sottrasse uomini ai latifondi;
- gli eserciti di passaggio danneggiavano terreni e attrezzature.
In seguito a ciò:
- emersero nuovo colture e nuove forme di conduzione agricola: i proprietari terrieri conclusero con i contadini i mezzadria (spartizione del prodotto tra contadino e latifondista) o di affitto, o di dedicarono a produzioni specializzate;
- i contadini videro peggiorare la propria condizione a causa dell’iniquità dei nuovi contratti, dalla conversione dei fondi in monocolture più redditizie (con maggiori rischi di fallimento) e dalle recinzioni. I proprietari terrieri infatti recintarono le terre che per secoli erano state a disposizione delle comunità del villaggio, privando i contadini di una fonte di sostentamento.
Nel settore manifatturiero:
- con il calo della manodopera gli operai ottennero salari più alti (mise in difficoltà le attività industriali);
- alcune produzioni si arrestarono, altre si affermarono, con andamenti diversi a seconda delle aree geografiche;
-ci sopravissuti al calo demografico ereditarono patrimoni cospicui (favorì l’aumento della domanda di beni di lusso).
In seguito allo spopolamento il commerciò diminuì, eppure molte novità riguardarono:
- i grandi commerci internazionali (venero aperti nuovi valichi alpini, la fine dell’impero mongolo trasformò il modo di commerciare con l’oriente, nuovi commercianti entrarono in concorrenza con quelli italiani);
- le tecniche commerciali e finanziarie (diffusione delle lettere di cambio e delle filiali locali della società commerciali);
- l’ascesa di potenti famiglie di mercanti-banchieri (accumularono enormi fortune con il commercio internazionale. A loro si rivolgevano regnanti che necessitavano di finanziamenti per gestire lo stato; erano però poco affidabili poiché in alcuni casi causarono il fallimento delle compagnie che li avevano finanziati).
3 LA SOCIETA’
Nel trecento vi furono profonde trasformazioni sociali:
- i nobili (proprietari terrieri), approfittarono dei mutamenti dell’agricoltura per arricchirsi,
- i borghesi erano in ascesa; una volta raggiunto il successo acquistavano terre e titoli nobiliari per entrare a far parte della nobiltà,
- aumentò la povertà presso gli strati medi e bassi (contadini, piccoli artigiani, salariati..); gli stati promossero la beneficenza e l’assistenza, ma emisero anche severe leggi contro mendicanti e vagabondi concentrati soprattutto nelle città.
Nel XIV secolo vi furono violente rivolte sociali, sia contadine sia urbane, a causa di:
- crescente divario sociale e della diffusione della povertà,
- impossibilità di partecipare alla vita politica per la maggioranza della popolazione, che sosteneva il peso maggiore delle tasse.
Nobili, clero e borghesia difendevano invece i loro interessi nelle assemblee rappresentative degli ordini; per questo i moti vengono definiti “rivolte degli esclusi”. Spesso per esempio i lavoratori contadini di mestieri diversi si contrapposero in guerre tra poveri (es. a Liegi i tessitori si scontrarono con i follatori).
I tumulti non furono scoppi di furia di programma politico; si trattò di reazioni degli strati bassi della società alle prevaricazioni attuate nei loro confronti. I contrasti tra i rivoltosi e l’eterogeneità delle loro richieste causarono però l’insuccesso delle rivolte.
Nel 1358 in occasione della protesta dei mercanti parigini contro le nuove tasse, i contadini si sollevarono facendo stragi di nobili. La rivolta fu sedata e la repressione travolse il movimento dei borghesi. Da allora le insurrezioni contadine violente e brevi sono definite jacquerie, dal soprannome del capo dei ribelli, Jacques Bonhomme.
Anche in Inghilterra un aggravio fiscale fu il pretesto per una rivolta popolare. I contadini erano infatti allo stremo per via delle difficoltà economiche e delle vessazioni dell’aristocrazia terriera. Nel 1381, il Parlamento approvò la poll-tax, una tassa che colpiva tutti i cittadini di età superiore ai 15 anni. I contadini nullatenenti chiedevano il ripristino delle terre comuni e l’abolizione della schiavitù:
- i contadini agiati reclamavano l’alleggerimento degli obblighi nei confronti dei signori e la diminuzione dei canoni di affitto;
- il proprietario urbano di Londra si era schierato con i rivoltosi al loro ingresso in città.
A Firenze la manodopera salariata (di cui gli operai scardassieri della lana, i ciompi, costituivano il gruppo più numeroso) rivendicò una maggiore influenza sulle scelte politiche del Comune. Nel 1378 i Ciompi si sollevarono guidati da Michele di Lando e ottennero importanti conquiste politiche, ma la repressione del tumulto non tardò:
- favorita dalle divisioni interne del movimento;
- a causa dell’incapacità di coinvolgere la gente del contado (come invece era accaduto in Francia e Inghilterra).
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